sabato, luglio 01, 2006

Moggi non aveva potere

«Moggi non aveva potere»:nessuna delega al direttore generale ROMA. Luciano Moggi, come i più attenti ricorderanno, non è sempre stato membro del Con­siglio di Amministrazione della Juventus. Ci è entrato sola­mente il 6 aprile 2001, in pros­simità della quotazione in Bro­sa della società, ben sette anni dopo il suo ingaggio alla Ju­ventus come direttore genera­le. E il verbale della seduta di questo Consiglio di Ammini­strazione che ratifica l’ingres­so di Moggi è, appunto, tra i do­cumenti allegati. Al punto 2, dove si parla della nuova strut­tura organizztiva della Società, si legge: «Il Presidente passa la parola all’Amministratore De­legato, dottor. Antonio Giraudo il quale illustra ai presenti il nuovo organigramma della So­cietà, già presentato nella riu­nione aziendale del 2 aprile scorso. Con riferimento alla nuova struttura organizzativa, ritiene opportuno proporre al Consiglio di Amministrzzione la nomina del Signor Luciano Moggi, quale Direttore Gene­rale. Il Signor Luciano Moggi, nella sua qualità di Direttore Generale continuerà ad opera­re, per la sola area sportiva, con le stesse attribuzioni attual­mente in essere. Il Consiglio di Amministrazione all’unani­mità approva». Sono passaggi decisivi, per chi vuole dimo­strare che Moggi non aveva la legale rappresentanza della so­cietà. Pur consigliere d’Ammi­nistrazione, pur Direttore Ger­nerale, l’area di competenza di Moggi resta quella “sportiva”.Ma è nel verbale successivo, quello del Consiglio d’ammini­strazione del 4 settembre 2001, che tali poteri vengono ancor meglio individuati. E’ sempre il punto 2 quello che riguarda Moggi, dal titolo emblematico: conferimento poteri ad un am­ministratore. Ecco cosa si leg­ge: «Il Presidente informa i pre­senti che si ritiene opportuno conferire, con delibera consilia­re, al Direttore Generale Sig. Luciano Moggi, nominato in data odierna Consigliere della Società, uno speciale incarico nell’ambito delle sue compe­tenze sportive, in particolare per la sua attività nel trading delle prestazioni sportive dei calciatori, attribuendogli i po­teri necessari per l’assolvimen­to delle mansioni allo stesso gia attribuite in passato e in data odierna. Pertanto il Consiglio di Amministrazione, con l’a­stensione dell’interessato, con­ferisce al Signor Luciano Mog­gi, i seguenti poteri che verran­no esercitati con riferimento al­la sola area sportiva: a) rap­presentare essa società negli atti inerenti l’acquisto e la ces­sione di diritti di proprietà sportiva, l’acquisto e la cessio­ne di contratti di cui all’artico­lo 5 della legge 23 marzo 1981 n.91 (gli svincolati, ndr); b) cu­rare i rapporti con le istituzio­ni sportive per quanto concerne l’attività sportiva, tra cui l’or­ganizzazione di gare e manife­stazioni sportive; c) firmare la corrispondenza di essa Società, limitatamente ai poteri so­praindicati.L’esercizio dei pre­detti poteri dovra essere porta­to a conoscenza del Consiglio di Amministrazione e/o di un le­gale rappresentante che do­vranno inoltre essere costante­mente aggiornati dello svilup­po delle attività».Ancora una volta, si sottoli­nea l’attività sportiva. E in più, si capisce anche perché a Bal­larò, l’altra sera, Moggi abbia detto che la Juventus conosce­va ogni virgola di quel che fa­ceva. Era un obbligo ben preci­so che aveva nell’atto di confe­rimento delle sue mansioni. E il fatto stesso che dovesse rife­rire al Cda e\o a un legale rap­presentante è l’implicita con­ferma che lui, tale rappresen­tanza, non l’aveva. A solo livel­lo di gossip, invece, aggiungia­mo che nell’anno 2001 il com­penso per Moggi veniva quantificato in maniera abba­stanza singolare: «Il Presiden­te fa presente che si ritiene ne­cessario attribuire al Consi­gliere Luciano Moggi, per lo speciale incarico, un compenso annuo variabile da un minimo di 500 milioni di lire ad un massimo di 1.000 milioni di li­re lorde: tale emolumento sarà ridefinito al termine di ciascun esercizio, in funzione dei risul­tati economici ottenuti dalla Società».E sempre nell’ottica dei rea­li poteri di Luciano Moggi, va registrato anche un altro ver­bale allegato dall’avvocato Zac­cone. Quello del 28 ottobre 2003, nel quale si evincono in maniera ancor più evidenti i ruoli della Triade. Il Cda, in­fatti, attribuisce «al signor Ro­berto BettegaVice Presidente, e al signor Antonio Giraudo, Amministratore Delegato, di­sgiuntamente tra loro, tutti i poteri di ordinaria e straordi­naria amministrazione, ad ec­cezione unicamente dei poteri non delegabili per legge. E di attribuire al signor Luciano Moggi, Direttore Generale, lo speciale incarico nell’ambito delle sue competenze sportive, in particolare per la sua atti­vità legata alla Campagna Tra­sferimenti, attribuendogli i po­teri necessari per l’assolvimen­to di tali mansioni, precisando che l’esercizio dei poteri ogget­to dello speciale incarico dovrà essere portato a conoscenza del Consiglio di Amministrazione e/o di un legale rappresentante che dovranno inoltre essere co­stantemente aggiornati dello sviluppo delle attivita». A tale riguardo, il verbale del Cda tra­scrive l’art. 21 dello Statuto So­ciale: «La firma e la rappresen­tanza della società spettano al presidente e, ove nominati, ai vice presidenti e agli ammini­stratori delegati nell’ambito e per l’esercizio dei poteri loro conferiti ed inoltre per l’esecu­zione delle deliberazioni del consiglio e in giudizio».Certo, fa un po’ specie vedere che la “ Cupola” Moggi, in realtà, regolamenti alla mano, aveva in seno alla Juventus meno potere di quanto non ne avesse Roberto Bettega, alme­no da un punto di vista legale. Forse, qualcuno aveva messo una mano in testa al Cda, nel momento di assegnare le dele­ghe a Moggi. Di certo, però, co­me si diceva all’inizio, le tesi dell’avvocato Zaccone non era­no velleitarie. Ci sono pagine e pagine di allegati, a dimostrar­lo.

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