lunedì, novembre 06, 2006

La farsa dei tre saggi-la delusione Borrelli-gli incontri con galliani

LA FARSA!!!!....IL PARERE DEI TRE SAGGGI
Perche lo scudetto - puo-deve - essere tolto!
La possibilità di una revoca dello scudetto del­l’Inter è contenuta nel parere consultivo con cui il commissario Guido Rossi ha puntellato la sua decisione di assegnare il titolo ai nerazzurri. Un parere di 5 pagine elaborato dalla commissione composta da Gerhard Aigner, da Roberto Par­dolesi e dall’attuale vicecommissario Massimo Coccia. Evidentemente la modifica della classi­fica in seguito a penalizzazioni e retrocessioni, fa sì che il titolo di campione d’Italia venga “auto­maticamente” acquisito dalla squadra che la se­guiva in classifica. Ma la Figc (si legge nel pare­re che, dunque, non ha in alcun modo “obbliga­to” Rossi ad assegnare lo scudetto all’Inter) può decidere comunque di non assegnarlo come emerge chiaramente dal punto 20: “Tuttavia [...] la FIGC ha certamente il potere discrezionale di deliberare la non assegnazione del titolo di cam­pione d’Italia alla squadra divenuta prima in classifica a seguito della penalizzazione della squadra o delle squadre che la precedevano se, alla luce di criteri di ragionevolezza e di etica sportiva (ad es. quando ci si renda conto, ancor­ché senza prove certe, che le irregolarità sono state dì numero e portata tali da falsare l’intero campionato, ovvero che anche squadre non san­zionate hanno tenuto comportamenti poco lim­pidi), le circostanze relative al caso di specie ren­dono opportuna tale non assegnazione. In questo caso, la squadra prima classificata sarebbe ben­sì vincitrice del campionato (...) ma non le ver­rebbe assegnato il titolo di campione d’Italia. An­che in questa ipotesi [...] il titolo di campione d’I­talia resterebbe dunque vacante”.
xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx
Borrelli, ma chi spiava la Juve? E Moratti interrogato smentisce l’intervista alla « .... Stampa, e Corriere della Sera Magazine» .... .... che non ha mai smentito .... MILANO. Francesco Saverio Borrelli ieri era a Milano, ma non stava pedinando .... Massimo Moratti. Il capo dell’Ufficio Indagini era a caccia della documentazione sulla famigerata “ Operazio­ne ladroni”, ovvero l’indagi­ne illegale che l’ex responsa­bile della sicurezza di Tele­com, Giuliano Tavaroli ave­va condotto sull’arbitro Mas­simo De Santis. Lo scottan­te dossier, in mano alla Procura milanese dove Bor­relli ha lavorato per anni, potrebbe essere prezioso per lo svolgimento delle indagi­ni, tese a scoprire quanto e come l’Inter fosse coinvolta in questa spy story. E molto probabilmente, Borrelli riu­scirà a mettere le mani su quei documenti, che per la Procura hanno un valore se­condario nel quadro della più grande e importante in­chiesta giudiziaria sulle in­trecettazioni illegali condot­te dalla Telecom. Più diffici­le, invece, entrare in posses­so dei fogli sui quali potreb­be essere testimoniata un’al­tra e più vasta indagine illegale, con intercettazioni telefoniche non autorizzate a cellulari dei vertici della Juventus e della Figc. Bor­relli, tuttavia, non demorde e la sua visita milanese è in­dicativa di come voglia pro­cedere con grandissima at­tenzione nella vicenda.E, oltre ai dossier, il capo dell’Ufficio Indagini sta cer­cando di convincere l’ex ar­bitro Nucini a testimoniare. Un primo tentativo non è andato a buon fine nei gior­ni scorsi, quando l’uomo chiave della vicenda De San­tis si avvalso della facoltà di non rispondere all’Ufficio In­dagini, non essendo più tes­serato Figc. Ma gli uomini di Borrelli restano in pressing, perché la sua testimonianza potrebbe essere illuminante: fu lui, infatti, a denunciare i misfatti legati all’arbitro ro­mano ( e non solo quelli) in un colloquio con Giacinto Facchetti. E fu proprio quel colloquio, dopo il quale l’In­ter consigliò a Nucini di ri­volgersi alla magistratura ordinaria, che iniziarono i “ controlli” di Tavaroli. Quei controlli che Moratti ha fer­mamente negato fossero sta­ti ordinati dall’Inter e, men che meno, da Facchetti. Se­condo ulteriori ricostruzioni della chiacchierata del pa­tron dell’Inter da parte del­l’Ufficio indagini, avvenuto martedì, emerge che il pe­troliere si sia preso tutte le eventuali responsabilità, la­sciando fuori dai fattacci l’a­mico scomparso. Ma durante il colloquio Moratti ha cercato di smon­tare l’accusa di aver com­missionato le indagini su De Santis, di fatto smentendo una sua intervista di Rober­to Beccantini, pubblicata sulla Stampa del 22 settem­bre, nella quale di fronte al­la domanda: « Faceste spiare l’arbitro De Santis? » , rispo­se: « E’ ormai episodio di do­minio pubblico. Un tizio si offrì di farlo. Era in contatto con persone del ministero presso il quale aveva lavora­to De Santis. Potevano of­frirci delle informazioni. Ri­sultato: zero su tutta la li­nea » . Nessuna smentita, né ufficiale, né ufficiosa è, però, mai arrivata al giornale, né al giornalista.Insomma, nella posizione di stallo creata dalla con­trapposizione delle versioni di Tavaroli ( « L’Inter mi com­missionò quelle indagini » ) e Moratti ( « Mai ordinato nul­la » ) , Borrelli cerca una via d’uscita. E presto ascolterà anche Carlo Buora, ammini­stratore delegato di Telecom ( e, sempre secondo Tavaroli, informato delle sue attività) e vicepresidente dell’Inter. Borrelli sentirà, poi, anche Rinaldo Ghelfi, l’uomo che governa le finanze dell’Inter con la carica di vicepresi­dente, che firmò la fattura per il pagamento dell’inda­gine su Christian Vieri.Nel frattempo Moratti ha diradato le sue uscite pub­bliche e dribblato i giornali­sti « nel rispetto dell’indagi­ne di Borrelli » . Un silenzio che non rende servizio alla chiarezza, ma dicono non nasconda altro che tranquil­lità e ottimistica attesa del­la risoluzione di tutta la questione.

xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

LE TELEFONATE NON INTERCETTATE E GLI
INCONTRI CON GALLIANI
GLI inquirenti avevano defi­nito «chiara e netta confiden­za » quella tra Pierluigi Colli­na e l’addetto agli arbitri del­la società rossonera, Leonar­do Meani. Emblematiche, in tal senso, sono le telefonate registrate il 18 aprile 2005. Quando Meani comunica a Collina che Galliani vor­rebbe conoscere le sue inten­zioni, si sente rispondere che avrebbe piacere di incontrare personalmente l’amministra­tore delegato: «Uno dei miei obiettivi era quello di fare quattro chiacchiere con lui, anche se Siena non è l’ideale. Il problema è che io e lui sia­mo ben riconoscibili, per cui non vorrei che qualcuno ve­de e così... forse l’ideale po­trebbe essere la sera di chiu­sura del tuo locale... una vol­ta che io entro nel parcheggio del ristorante non mi vede nessuno». Meani suggerisce l’abitazione di Galliani, nel centro di Milano, ma poi ci ri­pensa: «Rischi sempre che trovi un fotografo». E Collina: «Poi io non è che non sia rico­noscibile... Adesso, poi, coi te­lefonini... ». Insomma, il luogo ideale è il ristorante di Mea­ni, L’isola di Caprera a Lodi. Collina ne è convinto: «Lì a Lodi uno fa il giro della tan­genziale e ce l’hai lì dietro... arrivi pum dentro... e faccio in un attimo, insomma. Nes­suno ti vede. Se tu sei chiuso, si può fare a qualsiasi ora». Leonardo Meani arriva ad ipotizzare un intervento del Milan per far diventare Col­lina designatore: «Ti promet­to che se tu diventi designa-t­ore... ». Collina ride: «Non penserai mica di poter fare una cosa del genere». E c’è una nuova telefonata di Mea­ni con Adriano Galliani: «Ha parlato con Collina per caso ieri?». Galliani: «No». Meani. «E’ che la cercava... «. Gallia­ni: «Adesso lo cerco io». xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx
Il restauratore Pancalli ha già liquidato Agnolin Il commissario Figc mette il veto alla modifica del regolamento: non lo vuole presidente dell’Aia. E le sezioni chiedono le elezioni subitoROMA. Una giornata pesante per Luigi Agnolin, al mattino evi­ta lo scontro istituzionale col commissario Pancalli e incassa il no alla modifica Figc del regolamento arbitrale che gli impedisce di presentarsi come candidato alla presidenza Aia. «Non si cam­biano regole in corsa». Poi, in serata, anche la notizia della can­cellazione della sanzione comminata dalla giustizia Aia su Gian­luca Paparesta, divenuto suo nemico dopo scontri pesanti nei mesi di Calciopoli. E oggi l’alba non porterà buone notizie: i pre­sidenti di 148 sezioni sulle 212 che compongono il corpo eletto­rale dell’Aia invieranno una lettera al commissario Pancalli in cui si chiede di tornare alle urne quanto prima. Senza Agnolin, nel­la lettera, non si dice ma lo si lascia intendere. «La prima atti­vità - scrive a Pancalli e per conoscenza ad Agnolin il 70 per cen­to dei presidenti di sezione - del Commissario sarebbe dovuta es­sere quella di ripristinare tutti gli organismi elettivi indicendo in tempi rapidi i comizi elettorali, nel pieno rispetto delle norme vi­genti, peraltro di recente adozione. La perdurante assenza di qualsiasi indicazione da parte dello stesso in ordine a questo fon­damentale aspetto della nostra vita associativa ingenera incer­tezze e rischia di pregiudicare il sereno svolgimento della nostra impegnativa attività. L’Aia non può essere ulteriormente “con­dannata” ad una posizione di impotenza». Agnolin non vuole com­mentare, ma rammentare: lui ha i poteri di modificare il regola­mento che gli impedisce di competere (s’è dimesso da 14 anni, avrebbe dovuto richiedere l’affiliazione all’Aia entro i 10 anni dall’addio sancito nel 1992), ma non li ha esercitati e non li eser­citerà. «Non voglio imporre niente, io», ripete. Neanche il codice etico che piace alla Figc. In ogni caso convocazione dei 212 pre­sidenti di sezione per la fissazione delle elezioni (il mandato di Agnolin scade il 31 ottobre) dal 12 al 14 ottobre prossimi in oc­casione del raduno arbitrale. «La mia candidatura? Quando sarà il momento e se ce ne sarà l’opportunità», dice sempre Agnolin che a Pancalli ha anche assicurato di poter dare risposte effica­ci ai dubbi pesanti sollevati da un’ottantina di parlamentari con alcune interrogazioni.La giornata, però, è andata di traverso pure al commissario Pancalli: in serata ascolta su Sky un’intervista del presidente dell’Antitrust attacca il nuovo commissario sulla mancata te­lefonata giunta per rendere esecutivo il regolamento sui procu­ratori presentato il 12 luglio in Figc (a Rossi, che se n’è andato il 18 settembre). Nostalgia di Rossi e problemi che sorgerebbero per questa bozza giacente dal 12 luglio (l’apertura di un’istrut­toria, addirittura una sanzione) poi la frase che scatena la rea­zione di Pancalli: «Diamo al nuovo commissario il tempo di capi­re come funziona il telefono». E, appunto, ecco che al telefono Pancalli ha spiegato: lei non sa forse che è stato fissato un in­contro per la prossima settimana tra Figc e un suo collaborato­re? Episodio chiuso con le scuse e una stretta di mano. Telefoni­ca.

Nessun commento: