mercoledì, aprile 18, 2007

Dossier Geronzi capo del calcio

Dossier Geronzi capo del calcio
1° puntata
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Allora cominciamo con la domanda più banale di tutte.
Cos'è la Gea e come nasce?
E' una società che cura la procura e gli interessi di addetti ai lavori del mondo del calcio. In particolare allenatori e calciatori. Nasce nell'ottobre 2001 grazie all'opera congiunta di due uomini forti Capitalia e cioè il patron Geronzi e Franco Carraro (presidente di Medio Credito Centrale che è la merchant bank di Capitalia).

Di chi è la Gea?
Scorrendone la composizione, rilevabile dai documenti depositati presso la Camera di Commercio, salta evidente all'occhio il socio occulto che poi tanto occulto non è e cioè la Banca di Roma (alias Capitalia). Gli azionisti della Gea sono tre: le due società Football Management e General Athletic, ciascuna al 45%, e Riccardo Calleri al 10%. A sua volta, la Football Management è controllata al 60% da Alessandro Moggi. Della General Athletic, Andrea Cragnotti, Francesca Tanzi e Chiara Geronzi detengono ciascuno il 20%.

Il restante 40% è in mano a Romafides, una fiduciaria della Banca di Roma e dunque di Capitalia che si configura, di fatto, come socio di maggioranza.

Fonte: Il Manifesto

Dunque la Gea viene fondata da patron Geronzi che, ben prima dell'arrivo di Moggi jr, la affida alla figlia. Fra padre e figlia detengono più del 50% e intanto c'è anche Carraro.

Potentissimi, no?
Infatti come vedremo nella prossima puntata, Moggi deve spesso "chiedere il permesso" a Geronzi anche solo per andare al bagno.. ma come??
Non era di Moggi la Gea??
Non era Moggi l'uomo più potente dell'universo??
E invece, nella prossima puntata, riporterò tutte le intercettazioni in cui Moggi parla di Geronzi e di Capitalia come del suo padrone.
E Geronzi è quello che ha salvato Roma, Lazio e Parma dalla C tramite l'acquisizione di grosse quote delle suddette società e tramite l'aiuto del suo sodale Carraro che, in quanto presidente della Figc, ha "casualmente" retrocesso in C Fiorentina e Napoli, ma non le 3 squadre di Geronzi che erano messe forse ancora peggio sul piano finanziario...

2° puntata
Ma se Moggi (e la Juve) erano i soli, unici ed onnipotenti padroni/taroccatori del calcio, com'è che Moggi fa da galoppino ai due uomini emersi nella prima puntata (Carraro e Geronzi) che sono vicinissimi a Lazio e Roma e non certo alla Juve..
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Così il colloquio viene ricostruito nel brogliaccio: « Zavaglia gli comunica che Luciano Moggi è andato da Cesare Geronzi per valutare la possibilità di far entrare il figlio Alessandro nella Roma come direttore generale ma, a suo dire, sia Chiara che il padre Cesare vedono questa operazione non particolarmente utile (evidentemente perché susciterebbe tutta una serie di polemiche da parte dell'ambiente gialorosso tradizionalmente ostile da anni all'organizzazione moggiana) ».

I due ne parlano nuovamente 21 dicembre e Zavaglia « gli riferisce che Chiara Geronzi ha parlato con la "figlia" (riferendosi a Rosella Sensi) e costei gli ha detto che l'operazione sarebbe anche possibile però è opportuno aspettare un po' prima di far entrare Alessandro Moggi nei quadri dirigenziali di detta società (evidentemente riferito all'ostacolo Baldini da rimuovere) ».

Fonte: Corriere della Sera
Dunque Moggi vorrebbe mettere il figlio dentro la Roma. Ovviamente chiede ai veri padroni della Roma e del calcio italiano cioè i Geronzi che però gli negano tale permesso.
Infatti, credo che risulti a tutti, alla fine Alessandro Moggi NON E' ENTRATO nella società AS Roma.
Ma come? Moggi non era Dio?
Com'è che chiede permessi??
Com'è che gli vengono negati?
E com'è che la potente Juve non riesce a mettere le mani sulla santa Roma? Forse perchè, essendo diventata dei Geronzi ora la Roma è molto molto forte.. e nel sistema, grazie a Geronzi, ci può sguazzare...
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[...]Molto intenso invece il rapporto con la Roma di Franco Sensi. Capitalia, per evitare la rivolta della Curva Sud e per tutelare anche i suoi affari, converte i debiti e acquista il 49% dell’Italpetroli che controlla Roma 2000 che a sua volta detiene il 61% del club giallorosso e di fatto ne assume il controllo.

Fonte: La Stampa
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Il 14 aprile 2005 Franco Baldini viene interrogato dai carabinieri. E afferma: «Quando le situazioni economiche ormai evidentemente pressanti che riguardavano in primis la società Italpetroli e conseguentemente l'A.S. Roma, è stato sottoscritto dalla famiglia Sensi un accordo per la ristrutturazione dei debiti pregressi con Capitalia e la diretta assunzione in Italpetroli come direttore generale di Bassi indicato espressamente dallo stesso istituto di credito."

Fonte: Corriere della Sera
3° puntata

Dicevamo che Moggi era semmai il galoppino di Capitalia e non il burattinaio. I primi due episodi fatti di prove, non di chiacchiere antigobbe, lo dimostrano.. non basta? Ok, allora proseguiamo..

Ci sono diverse (e ben note) intercettazioni in cui Carraro, parlando con Mazzini, infama Moggi.
Ci sono altre dichiarazioni in cui Moggi infama Carraro.
Allora perchè Moggi si sbatte per farlo rieleggere?? Che è scemo oltre che mafioso??
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Proprio in quel periodo Moggi si occupa dell'elezione dei vertici federali. «Di interesse investigativo — si legge nell'informativa — sono anche i contatti con Geronzi nell'ambito delle attività di gestione del potere federale e quindi in relazione alla riconferma di Carraro alla presidenza della Figc."

Fonte: Corriere della Sera
Se però si considera per un attimo (dico per un attimo) Geronzi come il vero padrone del calcio allora ha senso.. e infatti Moggi non controlla Carraro, o almeno non ci riesce e infatti guardate a chi chiede aiuto..
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Moggi: « Stamattina m'ha chiamato Geronzi... allora senza sape' niente... senza sape' niente ho detto a Geronzi: Cesare, tu che puoi, mettigli il pepe in culo a Carraro perché mi sembra rincoglionito! ».

Fonte: La Stampa

Ma come?? Ci deve pensare Geronzi?? Ma non era Moggi il dio del pallone italico??
simili episodi, come vedete, cominciano a diventare numerosi (vedi 2° puntata)..

Infine risulta che Moggi abbia fatto il peggio del peggio pur di "togliere" Taddei all'Inter e darlo alla Roma.. ma come? Non alla Juve?? Scusate ma per chi lavorava Moggi?? Ah.. ma la Roma, Baldini dixit, è ormai in mano a Capitalia di Geronzi e dunque il giocatore "casualmente" finisce lì..
Chiaro allora che Moggi era costretto (come ha detto ai magistrati) davvero a rispondere a certi "poteri forti" pur di non far chiudere baracca alla Juve, no?

4° puntata
Ma vediamo cosa ne pensano altre persone, ben più addentro alle cose e ben più addette ai lavori di me, ok?
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"Tutti quanti oggi sparano su Moggi, ma lui è sì una delle componenti importanti, ma non è quella che ha determinato il calcio degli ultimi dieci anni". Commenta così il presidente del Livorno Aldo Spinelli le vicende delle presunte partite aggiustate in cui sarebbero coinvolte diverse squadre di serie A tra cui la Juventus. "E' un sistema che si è andato creando con l'andare degli anni e che risale io credo a dieci anni fa, quando in Lega Calcio è arrivato un certo potere, legato a interessi di gente molto potente, tranquillamente coperti da una grande società che tutti pensavano facesse il bene della Juventus" ha aggiunto il presidente del Livorno. "Ora da questo calcio bisogna uscire una volta per tutte, ma puliti, perché non deve pagare solo il Genoa. La pulizia deve partire soprattutto da Roma che in questi anni non era controllata da nessuno".

Fonte: repubblica.it
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L'ex presidente del Napoli Franco Corbelli, storico amico di Corioni, ha dichiarato alla stampa:

"Non capisco questa indignazione a comando e a senso unico che esce solo adesso. C'è stato un campionato falso nel 2000-2001, quello dei giocatori schierati con tutti i passaporti falsi, un campionato che andava annullato e che invece tutti quanti hanno accettato supinamente come campionato regolare. Chissà perchè quell'anno non si indignò nessuno."

Fonte: ansa.it
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CALCIO, INCHIESTE; GAUCCI: PRONTO A DIRE TUTTO
"Intendo confermare quanto anticipato, in maniera molto sintetica, circa la mia ferma volontà di fare luce sugli incresciosi avvenimenti nei quali, mio malgrado, mi sono trovato coinvolto". Inizia così una lettera inviata da Luciano Gaucci da Santo Domingo, dove si trova attualmente, ai giudici che stanno indagando sul crac del Perugia e sugli scandali del calcio. "Per amore di verità e giustizia - scrive l'ex patron di Perugia, Catania e Viterbese - il mio difensore avvocato Pompa fornirà alla magistratura inquirente delle procure di Perugia e Roma tutti gli elementi utili a provare le condotte inammissibili, delle quali sono stato vittima, ad opera del Dott. Cesare Geronzi, quale presidente 'deus ex machina' di ogni vicenda legata alla gestione economica-finanziaria del calcio, nonchè della Gea, da lui etero-diretta tramite la figlia Chiara, dei suoi soci dalle nobili ascendenze, del sig. Luciano Moggi e di altri professionisti e Pubblici Ufficiali compiacenti ed ossequiosi dello strapotere Geronzi". Secondo Gaucci, "indagare su ciò che è avvenuto vuol dire anche e soprattutto indagare sulle ragioni che hanno indotto e compiere determinati atti, ed allora si comprenderà l'odiosa criminalizzazione da me subita". L'ex presidente chiude precisando di aver "riferito la rete tessuta ai miei danni, quindi sono in grado di dare conto in modo concreto di ogni singolo episodio da me citato a discolpa, contro i suddetti personaggi".

Fonte: repubblica.it
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"E' inutile vedere il capro espiatorio nel solo Moggi quando tutti sappiamo che c'è una banca che possiede 4 squadre e che controlla la Gea"
E allora Floris (il conduttore) gli fa: "intende Capitalia?"
E Casini. "Suvvia siamo a Roma non mia faccia fare nomi... secondo lei? E dai.. a buon intenditor poche parole.."

Pierferdinando Casini in diretta a Ballarò del 23/05/2006
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"Io sono stato tra i primi ad affrontarli, quando la Gea penso' bene di ingaggiare Alessandro Nesta. L'accordo fu raggiunto grazie all'intervento del presidente Capitalia Geronzi, dell'allora dirigente della Lazio Giuseppe De Mita, della figlia di Geronzi e di altri personaggi." Proprio in relazione al banchiere capitolino, Canovi affonda, sostenendo che piu'' della Gea, puo' Geronzi: "Credo che le connessioni e i rapporti tra i massimi dirigenti federali, parlo di Carraro, e i poteri economici e le grandi banche erano molto piu' forte di quelli della Gea o di un Moggi. Capitalia e' direttamente o indirettamente legata a grandissime societa' italiane che avevano nei suoi confronti grandi debiti, mi riferisco a Parma, Roma e Lazio. Gli Arbitri? Ci sono societa' piu' coinvolte e societa'' che non lo sono affatto o che lo sono molto meno. Di certo i rapporti tra i club e classe arbitrale erano gestiti dai due designatori, che erano molto vicini ad alcune societa' in particolare, a partire dalla Juventus, ma non solo".

Dario Canovi, ex procuratore di Nesta in un'intervista a La7

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Ma se qualcuno pensa di aver aperto gli occhi, siamo pronti a replicare che si sta ancora sonnecchiando, poiché il ruolo dei Moggi & C. rimane sì quello di responsabili, ma complici gregari, bravi manager, strapagati e senza scrupoli, pronti ad assolvere e coltivare gli interessi dei veri padroni del pallone. Tutti parlano della Gea, ma nessuno dichiara esplicitamente che le quote di maggioranza della stessa sono da ricondurre, attraverso la partecipazione di Chiara Geronzi e di Romafides, una fiduciaria del gruppo bancario Capitalia, al banchiere romano Cesare Geronzi. Tutti parlano di Carraro, ma nessuno dice che la responsabile marketing della Federcalcio è Benedetta Geronzi, altra figlia del banchiere di Marino e che lo stesso Carraro è anche presidente di Mediocredito Centrale, la banca d’affari del gruppo Capitalia. Tutti parlano di conflitti di interesse e di pressioni sugli andamenti delle partite e sui miliardari e vorticosi giri di affari del calciomercato ma nessuno dice che molte delle principali società di calcio sono state e sono tuttora indebitate nei confronti di Capitalia. Tutti fanno nomi in maniera confusa, ma nessuno dice che i proprietari di Inter e Milan (Moratti e Fininvest) siedono nel patto di sindacato della banca romana. Tutti blaterano a vanvera, atteggiandosi a moralizzatori dell’ultimo minuto, dai politici agli scribacchini benpensanti, ma nessuno era presente ad alzare la mano quando, già da qualche anno, andavamo pubblicamente a denunciare, con nomi e cognomi, quanto ora sta emergendo.

Fonte: AGE - Agenzia Giornalistica Europa
La Roma raccoglie le firma per mandarci in B.. ah Luuuunaaaaaaaa!!
Se scoperchiano il pentolone (e se ce l'hanno fatta usando semplicemente il web..) la Juve quasi quasi esce come la più pulita di tutte anche perchè Capitalia (i soliti noti) ha nel suo patto di sindacato anche Tronchetti e Silvio Berlusconi e il cerchio si chiude!!!
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20 FEBBRAIO 2007 - OLIVIERO BEHA: TUTTI I SEGRETI DELLA GEA.

Mancini non c'entra con la fiduciaria che era azionista della società dei procuratori sotto inchiesta per Calciopoli. Alessandro Moggi, Chiara Geronzi, Franco Zavaglia, Francesca Tanzi, Giuseppe De Mita, Riccardo Calleri: così è nata ed è finita la più potente agenzia che monopolizzava il calciomercato"Mancini, che aveva il 40% della Gea, sapeva del caso Telecom".

Queste "parole e musica" eseguite da Luciano Moggi domenica 11 febbraio nella trasmissione televisiva "Buona Domenica" hanno riaperto uno dei principali filoni di Calciopoli, quello della Gea World, la società di procuratori sportivi (posta in liquidazione dal 1° agosto 2006) fondata nel 2000 e detenuta da un pugno di "figli di papà".

Le indagini dei Pm romani, Maria Cristina Palaia e Luca Palamara, si sono concluse alla fine della scorsa settimana con la richiesta di rinvio a giudizio per l’ipotesi di associazione per delinquere finalizzata all’illecita concorrenza con minaccia e violenza privata per sette indagati.

Essi sono: Luciano Moggi (ex consigliere di amministrazione e direttore generale della Juventus), suo figlio Alessandro (ex presidente della Gea; i due insieme nella foto), Franco Zavaglia (ex amministratore delegato della Gea), Davide Lippi (figlio dell’ex ct della nazionale Marcello e procuratore della Gea), Riccardo Calleri (socio Gea), Pasquale Gallo e Francesco Ceravolo (ex collaboratori di Luciano Moggi).

Invece, l’ex presidente del Perugia, Luciano Gaucci, è indagato solo per illecita concorrenza. I due Pm hanno chiesto l’archiviazione per Giuseppe De Mita (ex socio e direttore generale della società di procuratori) e di Chiara Geronzi (ex presidente e socio della Gea), in un primo tempo coinvolti per lo stesso reato associativo.

Quest’ultima, durante un interrogatorio reso in veste di indagata alcuni mesi fa davanti ai magistrati inquirenti aveva dato la sua spiegazione per difendersi dalle ipotesi accusatorie. “Soci fondatori siamo stati io, Francesca Tanzi, Andrea Cragnotti e Giuseppe De Mita.

Le quote societarie erano queste: il 20% lo detenevo io, il 20% la Tanzi, il 20% Cragnotti e poi c’era un 40% in mano alla società Romafides, fiduciaria composta da Giuseppe De Mita e Roberto Mancini”.

Una versione in parte contraddittoria con quella fornita da “big Luciano” in tv: quanti erano i soci mascherati dietro il 40% detenuto da Romafides? Uno solo o molteplici?

A questo proposito, bisogna svolgere alcuni chiarimenti sull’affare Gea. L’azionariato riferito dalla Geronzi ai magistrati è quello della General Athletic, una controllante della Gea World. I soci di quest’ultima erano fino al 29 aprile 2003: 45% Football Management (60% Alessandro Moggi, 40% Zavaglia), 45% General Athletic e 10% Riccardo Calleri.

Un particolare mistero era presente nell’azionariato della General Athletic fino all’autunno di poco più di tre anni fa. Secondo l’elenco soci storico depositato in Camera di Commercio, l’azionariato era proprio quello descritto dalla Geronzi, con la presenza dell’azionista di maggioranza Romafides.

Quest’ultima è una fiduciaria posseduta al 100% da Capitalia, il potente gruppo bancario di cui è presidente il padre di Chiara, Cesare Geronzi. Il suo compito, come quello di qualsiasi altra fiduciaria, è quello di tenere celato a terzi il reale (oppure i reali) possessori della quota allora detenuta nella General Athletic.

Chi poteva essere il personaggio (o i personaggi), il cui nome doveva restare un inconfessabile segreto? Una spiegazione a questo enigma avevano cercato di fornirla due senatori della Lega Nord, Piergiorgio Stiffoni e Francesco Tirelli, in un’interpellanza presentata il 13 novembre 2002 all’allora ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Giuliano Urbani e a quello dell’Economia, Giulio Tremonti.

In essa, i due esponenti del Carroccio avevano chiesto se i due componenti del governo Berlusconi non ritenessero “che una società come la Gea World abbia, volendo, la possibilità di interferire sulle partite del calcio professionistico”.

Ma, soprattutto, si avanzava il dubbio che nella Gea World avesse «probabilmente avuto quale fondatore anche il figlio del presidente della Federcalcio»: ossia Luigi, rampollo dell’allora presidente della Figc, Franco Carraro. Questo sarebbe stato, stando alle ipotesi di Stiffoni e Tirelli, lo scomodo segreto celato da Romafides.

 L’interpellanza suscitò forti malumori nella maggioranza di centrodestra e nel governo: non ebbe l’effetto sperato di sapere chi ci fosse dietro la fiduciaria. Con tutta probabilità, sull’onda di questo “fastidioso” chiacchiericcio, il 29 aprile 2003 Romafides tolse il disturbo dall’azionariato della General Athletic: uscirono di scena anche Andrea Cragnotti e Francesca Tanzi.

Al posto dei fuoriusciti entrarono, ciascuno con una quota del 26%, Giuseppe De Mita, figlio di Ciriaco “notabile” della Margherita, e Oreste Luciani, uomo di fiducia della famiglia Tanzi. Prima azionista diventò Chiara Geronzi con il 46%, mentre Riccardo Calleri ne possedeva il 2%.

Da notare che, De Mita era stato nominato direttore generale della Lazio il 1° settembre del 2003, trovandosi in un chiaro conflitto d’interessi.

Conoscere chi c’era dietro a Romafides non è il semplice soddisfacimento di una curiosità morbosa. Ciò scioglierebbe un pesante dubbio, rimasto finora tale…

Conoscere chi c’era dietro a Romafides non è il semplice soddisfacimento di una curiosità morbosa. Ciò scioglierebbe un pesante dubbio, rimasto finora tale: se fosse confermata la presenza del figlio dell’ex numero uno della Figc, starebbe a significare che il calciomercato, e di conseguenza, il mondo del pallone nostrano è stato dominato e monopolizzato tra il 2000 e il 2006 da un’accolita di figli illustri, o meglio ancora, dai loro padri potenti.

«C’erano quantomeno delle strane connessioni tra sistema bancario, industria del latte, esposizione per i diritti televisivi del calcio e un giro vorticoso di calciatori gestiti sempre dagli stessi nomi». Questa interpretazione del sistema-Gea fu data lo scorso maggio (quando scoppiò lo scandalo di calciopoli) dall’onorevole Bruno Tabacci, in cui si era imbattuto nel 2004, ai tempi dell’indagine parlamentare conoscitiva su Cirio e Parmalat. L’esponente dell’Udc sottolineò anche che durante l’indagine parlamentare fu «molto incuriosito dalle modalità di compravendita di Crespo e Nesta».

Dunque, suonerebbe strano il coinvolgimento di Roberto Mancini, che secondo Luciano Moggi e Chiara Geronzi, sarebbe dietro lo scudo della fiduciaria. C’è anche un altro particolare che fa riflettere sulla posizione dell’attuale allenatore dell’Inter. Secondo l’informativa dei Carabinieri che accompagna il testo delle intercettazioni, pubblicata sul “Libro nero del calcio” del settimanale L’Espresso, Mancini è indicato come un assistito Gea: sembrerebbe singolare che contemporaneamente fosse stato anche azionista occulto della società.

Anche la presenza di De Mita dietro Romafides avrebbe poca importanza: non avrebbe avuto alcun senso per il figlio di Ciriaco nascondersi prima e palesarsi dopo nell’azionariato della General Athletic. Per dissipare questo enigma potrebbe essere opportuno ai fini delle indagini l’acquisizione della copia della documentazione relativa alla controllante della Gea presso Romafides.

In questo modo, si potrebbe davvero stabilire se la «Gea non era altro che il braccio operativo del sistema Moggi», come ha affermato l’ex patron del Bologna, Giuseppe Gazzoni Frascara, che sta attendendo la conclusione delle indagini dei due sostituti procuratori della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci, per costituirsi parte civile.

LA JUVENTUS E MOGGI
Riguardo alla Gea World, la Juventus ha confessato il rapporto d’affari e il conflitto d’interessi tra Moggi padre e Moggi figlio (nella foto). A pagina 42 del bilancio chiuso al 30 giugno 2006, nel paragrafo dedicato alle operazione con società controllate e altre parti correlate, è stata inserita una nota riguardante la società presieduta da Alessandro Moggi: quest’ultimo ne è tuttora socio al 45% tramite la Football Management.

Dopo la messa in liquidazione volontaria votata dall’assemblea del 18 luglio 2006, c’è stato un passaggio di quote Gea dalla General Athletic a Riccardo Calleri, diventato socio al 22,6%, e a Chiara Geronzi, che ne possiede il 32,4%.

Nel documento della società bianconera si evidenzia che la Gea «è stata parte correlata fino al 16 maggio 2006, data delle dimissioni dell’ex direttore generale Luciano Moggi». Tradotto dal freddo linguaggio di Borsa, l’espressione “parte correlata” significa che la società di procuratori calcistici aveva un rapporto professionale continuativo con la Juve.

La “confessione” dei bianconeri riguarda quindi il rapporto tra Luciano Moggi e l’azienda presieduta da suo figlio Alessandro, terminato, guarda caso, proprio con l’uscita di scena di Moggi senior: entrambi trattavano fra loro la compravendita dei calciatori.

Ciò è anche supportato dal dettaglio dei poteri di papà Luciano, specificati minuziosamente nel bilancio al 30 giugno 2005 della Juve. Oltre ad essere direttore generale, egli era anche consigliere di amministrazione con poteri esecutivi, così come lo erano l’amministratore delegato Antonio Giraudo e il vicepresidente Roberto Bettega: tutti e tre partecipavano anche alla stesura del bilancio e hanno partecipato a tutte le riunioni del consiglio d’amministrazione.

Inoltre lo stesso Cda aveva dato a Luciano Moggi, con delibera in data 4 settembre 2001 e confermata il 28 ottobre 2003, «specifici poteri nell’ambito delle competenze sportive».

Alla Gea World sono stati versati 970 mila euro, per il solo esercizio 2005/06, «in occasione di operazioni riguardanti la gestione dei contratti di prestazione sportiva dei calciatori». Tuttavia la Juventus risulta debitrice verso la Gea per 550mila euro e nei confronti della controllante di quest’ultima, la Football Management, per 110 mila euro. COSA FANNO OGGI CHIARA GERONZI E ALESSANDRO MOGGI

Che cosa fanno oggi Chiara Geronzi e Alessandro Moggi, due dei principali protagonisti della galassia Gea?

La figlia del presidente di Capitalia, Cesare Geronzi, oltre a essere giornalista al Tg5, ha ricevuto, stando al bilancio finale di liquidazione stilato dal liquidatore Riccardo Calleri (che ha ottenuto come socio l’importo netto di 175mila euro), una cospicua somma di circa 450mila euro dalla liquidazione, deliberata nel febbraio 2005, della General Athletic: la cifra comprende 324mila euro per le 32.400 azioni detenute nella Gea, oltre 79mila euro per contante in cassa ed oltre 46mila per crediti verso l’erario per Iva e Irap.

Stando all’elenco soci depositato in Camera di Commercio, la Geronzi è stata iscritta il 25 novembre 2003 come unico socio dell’Immobiliare Giolitti srl. Ciò coincide con la notizia della vendita del 100% di questa società, avvenuta nel novembre 2003, riportata nel bilancio consolidato del Gruppo Beni Stabili.

Secondo l’ultimo bilancio disponibile al 31 dicembre 2005, l’Immobiliare Giolitti ha un capitale sociale di 98.800 euro e ha chiuso in attivo con poco più di 7.400 euro: l’amministratore unico è Ivan Vecchietti, che ricopre anche l’incarico di sindaco supplente nella General Athletic.

Nel documento contabile spicca un debito bancario per oltre 1,8 milioni, costituito da mutui passivi, a fronte di un valore della produzione di 988mila euro. La srl è proprietaria di uno stabile residenziale sito in Via Tevere 5b a Roma, a pochi passi dalla sede dell’Aia (di proprietà del Fondo di accantonamento delle indennità di fine carriera per i giocatori e gli allenatori di calcio) e da quella della Figc in via Gregorio Allegri.

Stando a quanto dichiarato da Beni Stabili nel bilancio 2003, «Immobiliare Giolitti aveva acquisito, nel corso dell’esercizio, l’immobile di via Tevere da un’altra società del gruppo al prezzo di vendita concordato con l’acquirente della partecipazione».Interpellata da Quotidiano.net, Beni Stabili fa sapere che «il prezzo di vendita dell’immobile è stato di € 5.2 milioni».

Invece, Alessandro Moggi è socio e amministratore unico della Undici srl (ex Alessandro Moggi Consulting), socio al 10% della Licom srl in liquidazione, e socio di maggioranza al 49% della Management & Productions International srl. Visure camerali alla mano, la Undici è stata costituita il 10 ottobre 2005, ha un capitale sociale di 10mila euro: curiosamente ha sede allo stesso indirizzo della Gea, in Vicolo Barberini 35. Suo oggetto sociale principale è «la consulenza, in area commerciale, di marketing management» e «la consulenza organizzativa» in vari settori: ma non in quello calcistico.

Invece, una delle attività della Management & Productions International (con sede a Napoli) è «il mangement di attività di squadre e sportivi professionisti, compresa l’attività di procuratore sportivo». La società è stata «costituita il 3/11/2000» e «iscritta nella sezione ordinaria il 21/2/2006» della Camera di Commercio di Napoli: ne è amministratore unico il socio di minoranza Enrico Mauro. Gli altri due soci sono la moglie di Alessandro Moggi, Fabrizia Lonardi, e Raffaele Barca. Secondo l’ultimo bilancio disponibile al 31 dicembre 2005, la società ha chiuso con un attivo di 63mila euro: possiede debiti pregressi per 463mila euro (in aumento di 129mila rispetto all’esercizio precedente) di cui 22mila circa nei confronti del fisco e oltre 25mila verso Inail e Inps.
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di Marco Liguori - Quotidiano.net


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